Adolescenza

Sostegno psicologico in adolescenza

“Chi sono?”, “A chi desidero assomigliare?”, “Chi voglio diventare?”.

Queste sono alcune delle domande che implicitamente un adolescente si pone; domande che possono emergere in un percorso di sostegno alla crescita e su cui si può lavorare.

I ragazzi fra gli 11 ed i 25 anni si trovano in bilico fra il nuovo che irrompe prepotentemente e ciò che è stato, l’infanzia, da cui a volte ci si vuole allontanare e in altre se ne sente la nostalgia.

Perché da bambini era tutto più chiaro: come farsi degli amici, come cavarsela a scuola, come rapportarsi ai propri genitori. Ora quelle regole non valgono più, ma quelle nuove non sono scritte da nessuna parte: bisogna crearsele o scoprirle. Questo è stimolante perché si sta diventando più grandi e autonomi, ma allo stesso tempo è disorientante perché non si sa più come fare con i compagni, con i prof e i genitori.

Un corpo che cambia

Anche il corpo sta cambiando: i ragazzi cambiano la voce, cresce loro la barba, crescono improvvisamente in altezza. Alle ragazze viene il ciclo, spunta il seno, si arrotondano i fianchi.

Un adolescente si guarda allo specchio e non sta dietro ai suoi stessi cambiamenti.
“Mi piaccio?”, “Gli altri come mi vedono?”, “Come mi vesto?”.

Alcuni ragazzi allora vanno alla ricerca della perfezione: non un capello fuori posto, solo abbigliamento di tendenza, nessun dettaglio lasciato al caso; altri hanno la reazione opposta e tendono a trascurarsi, quasi a nascondersi dietro abiti larghi e capelli lunghi arruffati.

Uno spazio in cui raccontarsi

La consultazione in adolescenza garantisce ai ragazzi uno spazio in cui raccontarsi a uno zio professionale: non un pari, che ha più o meno le medesime esperienze e gli stessi dubbi; non un genitore a cui si incomincia a sentire che non è possibile raccontare proprio tutto tutto; non un professore che ha il compito di valutare e istruire. Intendiamoci: tutte le figure appena citate sono importantissime e fondamentali per lo sviluppo di un adolescente.

ll ruolo dello psicologo è un altro: è quello di essere un adulto con cui non c’è un legame affettivo, affinché il ragazzo possa raccontare di sé senza provare vergogna, senso di colpa, senza la paura di fare preoccupare o che l’altro, a cui egli o ella è legato, possa cambiare opinione su di lui o lei.

Lo psicologo crea uno spazio di ascolto non giudicante per i ragazzi, dove riflettere assieme su quanto sta accadendo, su quello che provano, su ciò che pensano, sulle loro preoccupazioni.

 

Cosa succede ai ragazzi e alle ragazze?

Difficoltà scolastiche, blocchi nell’attività sportiva, indecisione sui percorsi di studio/lavoro futuri, insicurezza, bassa stima di sé, attacchi al corpo, isolamento, condotte a rischio, difficoltà nelle relazioni con i pari o in famiglia: queste sono alcune delle problematiche che si possono riscontrare in adolescenza e pre-adolescenza e che possono essere affrontate in un percorso di consulenza psicologica.

Come iniziare un percorso psicologico

Fino a chè si è minorenni, è obbligatorio che siano i genitori a contattare lo specialista e che vengano entrambi al primo colloquio nel quale verrà loro chiesto il consenso a procedere con il figlio o la figlia. Ciò vale anche nelle situazione di genitori separati o in conflitto: è possibile che lo psicologo veda padre e madre in due momenti differenti, ma entrambi devono essere d’accordo sulla possibilità di offrire al minore un sostegno psicologico.
E ciò non solo per un motivo di natura legale: l’adolescente deve sapere che mamma e papà sono entrambi concordi a offrirgli tale spazio e che lo ritengono utile per lui.
L’adolescente è fortemente inserito nel contesto famiglia, a volte sereno, a volte conflittuale: per questo motivo, ascoltare i genitori in prima battuta può essere utile e prezioso per avere il loro punto di vista sul figlio e come lo vivono.

Il colloquio

A seguito del colloquio con i genitori, iniziano alcuni colloqui con l’adolescente per conoscersi reciprocamente e stabilire un contatto terapeutico.
Al termine di tali colloqui, farò due incontri di restituzione: uno con la famiglia e una con il ragazzo.

Nel colloquio con la famiglia non vengono svelati i contenuti emersi in seduta con il ragazzo, verso il quale vige il segreto professionale, ma darò alcuni rimandi su quanto osservato, sul percorso fatto, su quali comportamenti o attitudini potrebbe essere utile adottare e sull’eventuale proposta di un percorso di cura o di sostegno.

Il secondo colloquio di restituzione con l’adolescente, servirà per dargli dei rimandi sui suoi comportamenti e atteggiamenti, sulle sue aree di forza e sulle sue aree critiche, su quanto emerso e concordato a colloquio con i suoi genitori.

Una consultazione in adolescenza è un sostegno sia per i ragazzi sia per le loro famiglie. È un aiuto alla crescita.

 

Ne ho parlato durante un’intervista radiofonica visibile qui:

È possibile contattarmi telefonicamente e prendere un appuntamento per un primo colloquio conoscitivo.

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