Narcisismi

“… viviamo in una cultura narcisistica. Siamo servilmente devoti ai mezzi di comunicazione di massa elettronici che prosperano su immagini superficiali ignorando sostanza e profondità. Consideriamo il consumo di beni materiali come la strada verso la felicità. La paura della vecchiaia e della morte alimenta gli affari dei chirurghi plastici. Ci consuma il fascino della celebrità. Libri dal titolo Come essere al numero uno sono in lista fra i best-sellers. Gli sport competitivi, grande passatempo americano, ci insegnano che essere il numero uno è il fine più importante fra tutti. […] Di fatto la struttura stessa del nostro sistema economico è fondata sul ricompensare coloro che sono capaci a convincere gli altri ad acquistare un prodotto. Nel mondo aziendale, “produrre” è diventato più importante rispetto a valori come impegno, lealtà, integrità e calore interpersonale. Allenatori di squadre sportive possono soprassedere a trattamenti offensivi da parte dei loro atleti finché essi continuano a portare a casa vittorie. La vittoria fa perdonare ogni cosa.”

In questo quadro del 1994 Glen Gabbard descrisse la società occidentale in cui siamo immersi e sulla base delle sue osservazioni, che peraltro erano allora esenti dal fenomeno dei social network come Facebook, Tik Tok, Instagram etc, possiamo dedurre che non è per nulla semplice determinare quali tratti di personalità indichino un disturbo narcisistico e quali invece rispecchino un adattamento culturale dell’individuo che vive in questa società.

Ho voluto iniziare questo articolo con la citazione di Gabbard perché credo che per provare a capire che cos’è il narcisismo non si possa prescindere dal considerare la cultura narcisistica nella quale siamo immersi e dal tenere a mente che, come dice Gustavo Pietropolli Charmet parlando di adolescenti e famiglie, siamo passati dall’epoca di Edipo all’epoca di Narciso (ne parlo in un articolo che tratta del tema adolescenti e web), intendendo dire che siamo passati da un sistema culturale e sociale basato sulla colpa a uno basato sulla vergogna, sul non sentirsi “belli” o all’altezza, sullo smacco del non essere visti e tenuti in considerazione.

In un certo senso quindi siamo tutti narcisisti, ma non nello stesso modo e non tutti (per fortuna..!) abbiamo un disturbo narcisistico di personalità.

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Traguardi di autostima

agire sulla propria autostima

Proviamo a immaginare la nostra reazione quando riceviamo un elogio, ad esempio: “Come stai bene oggi”.

Che cosa rispondiamo? Ringraziamo sorridendo o replichiamo qualcosa di simile a: “Oh, questo vestito è vecchissimo e devo andare dal parrucchiere!”

Siamo cioè capaci di accogliere e credere che il complimento che riceviamo sia fondato su una verità o sminuiamo il suo significato, perché sentiamo di non meritarcelo o riteniamo che l’altra persona ci stia compiacendo?

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Depressione post-partum: cos’è e come affrontarla

depressione post-partum

Se proviamo a pensarci, è possibile rendersi conto che a livello di immaginario sociale esistano prevalentemente due scenari sulla maternità, opposti ed estremizzati: da una parte la mamma perfetta, efficiente, felice, appagata dal suo nuovo ruolo, organizzata, sintonizzata sul suo bambino, mai stanca, mai esteticamente provata. Dall’altra le esperienze estreme e tragiche in cui la patologia ha il suo esito peggiore, ad esempio quando una mamma arriva a fare del male al proprio bambino.

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Il dolore sulla pelle: i gesti autolesivi in adolescenza

gesti autolesivi in adolescenza

… oggi mentre cercavo di studiare e non ci riuscivo, dalla rabbia mi sono tagliata entrambe le braccia… guardavo il sangue fluire e mi sono sentita meglio. Sono stata lì sdraiata in bagno per un po’, poi ho asciugato tutto con la carta igienica, ho coperto i tagli con le maniche lunghe della felpa e sono tornata a studiare”

“Successe per caso, ero in lite con i miei, appena lasciata dal mio ragazzo e mi sentivo così arrabbiata con la vita e con Dio che per nervosismo scaraventai un bicchiere a terra, ne raccolsi i cocci e facendolo mi tagliai. Era una sensazione magnifica. Così raccolsi un pezzo di vetro e iniziai a incidermi sulle braccia, sulle gambe […]”

“Sono un autolesionista da anni e nulla è cambiato da quando svitavo il temperino e ne estraevo la lametta. Si sono evoluti i metodi, ma il mio fine è sempre lo stesso. […] perchè lo faccio non lo so nemmeno io. La sola mia certezza è che è l’unico modo per non sentire quel peso insopportabile che mi opprime la testa in certe situazioni”

Queste sono tre citazioni tratte da alcuni forum sull’autolesionismo che si possono trovare in rete.

Ascoltare una ragazza o un ragazzo raccontare i propri gesti e comportamenti autolesivi è un’esperienza forte, che può impressionare e che certamente non lascia mai indifferenti. Leggi tutto “Il dolore sulla pelle: i gesti autolesivi in adolescenza”

Stare in coppia: che lavoro difficile!

“…E vissero tutti felici e contenti”, così si concludevano le favole che si ascoltavano da bambini, un finale rassicurante e pieno di speranze. Ma è davvero così?

Dopo patimenti d’amore e magari qualche cocente delusione, finalmente si trova la persona “giusta” con cui iniziare la propria vita di coppia, condividendo un progetto comune. E sulla base delle favole ascoltate da bambini, la storia sembra finire lì, nell’idea o nella speranza che tutto andrà per il meglio, sempre.

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