Chi capisce gli adolescenti? Un decalogo per genitori confusi

Quanto è difficile essere genitori di adolescenti?

Non sapere mai con esattezza se rimanere fermi su alcune posizioni educative e se invece sia arrivato il momento di cedere un po’ o di allargare le maglie. Non sapere come fare a stare vicino ai ragazzi, lasciando però loro il giusto spazio per sperimentare e sperimentarsi. Fidarsi della loro capacità crescente di discernimento e al contempo controllare che non vi sia qualche intoppo nella crescita.

I genitori di adolescenti si trovano spesso a compiere delle vere e proprie acrobazie educative.

Allora può essere utile avere delle linee guida sull’adolescenza.

Da qui nasce l’idea di questo decalogo che più che dare delle regole certe (d’altronde come può un tempo di continua evoluzione essere certo e stabile?), prova a riflettere su che cosa vivono i ragazzi e le ragazze in età adolescenziale e cosa può mettere in campo un genitore per stare loro vicino e mantenere dei canali comunicativi aperti e funzionanti, che è la cosa fondamentale da riuscire a fare.

1. Che cos’è l’adolescenza

L’adolescenza è un tempo di transizione che porta la persona dall’infanzia all’età adulta: non più bambini, non ancora adulti.

È importante pensare all’adolescenza come una fase di “diventamento”, parola inventata che rende l’idea della dinamicità e del senso di evoluzione che questa fase della vita necessariamente comporta.

Essere adolescente, e lo vedremo più avanti un pezzo alla volta, comporta un processo di costruzione della propria identità, costituito dal domandarsi chi si è, a chi si vuole assomigliare, in che cosa si crede, che cosa ci si immagina di fare da grandi.

È un’età in cui gli adulti di riferimento non sono più dei miti o degli idoli che hanno sempre ragione, ma diventano agli occhi dei ragazzi esseri umani che possono sbagliare e compiere ingiustizie; che fanno parte di una generazione differente dalla loro e pertanto non sempre capiscono ciò che per i ragazzi è importante.

I ragazzi vogliono crescere per fare a modo loro, ma allo stesso tempo percepiscono il tempo attuale come confusionario, non sempre chiaro rispetto a ciò che sta succedendo fuori e dentro di loro e c’è quindi nostalgia per un tempo passato, quello dell’infanzia, in cui tutto era più certo e più chiaro e si aveva meno responsabilità verso se stessi e le proprie azioni.

L’adolescenza è un’età di passaggio in cui il genitore può trovarsi davanti ora a un giovane adulto che reclama la sua libertà e argomenta le sue motivazioni, ora a un ragazzo-bambino che cerca protezione, una coccola consolatoria, una rassicurazione. In adolescenza vi sono continue e alternanti spinte di crescita e regressioni.

I genitori possono rimanere comprensibilmente destabilizzati dal cambiamento repentino di modalità relazionale, ma è bene tenere presente che quella destabilizzazione che si sente, quella confusione su cosa sia meglio o peggio è speculare a come si sente il ragazzo o la ragazza: non sapere che fare, non sapere cosa sia giusto fare.

Come la mente del bambino, anche quella dell’adolescente è immatura e come tale va pensata e accolta dall’adulto, tenendo però ben presente che il modo che si adottava per relazionarsi con i bambini non va però più bene con gli adolescenti. L’adulto deve assumere una modalità ad hoc per l’adolescente.

2. Quanto dura

L’adolescenza ha inizio con l’arrivo della pubertà che è variabile da ragazzo a ragazzo, ma generalmente avviene durante il periodo delle scuole medie (11-13 anni).

Con l’inizio delle scuole superiori, intorno ai 14 anni, si entra nella vera e propria adolescenza, che alternando fasi differenti fra loro, oggi calcoliamo che duri fino ai 25 anni di età.

Questo è un dato importante da considerare poichè molti pensano che l’adolescenza finisca intorno ai 18-20 anni. In realtà a quell’età si entra in una nuova fase dell’adolescenza, ma la persona deve ancora essere considerata differente da un adulto nella sua affettività, emotività, capacità di cognizione, di pensiero e di progettazione e organizzazione.

3. Il corpo che cambia

Tutto parte dal corpo e dai suoi cambiamenti i quali sottendono a cambiamenti psicologici ed emotivi. Alle ragazze cresce il seno, si arrotondano i fianchi, aumenta un po’ la pancia. Ai ragazzi cresce la muscolatura, spuntano i peli e la barba, cambia la voce.

Dobbiamo considerare che i cambiamenti del corpo spesso avvengono improvvisamente e i ragazzi fanno fatica a riconoscere se stessi nell’immagine che lo specchio rimanda a loro. Ma non solo: anche gli sguardi che gli altri rivolgono loro adesso sono cambiati.

Il corpo dunque cambia velocemente e in modo imprevedibile: può infatti accadere che una ragazza si ritrovi con il seno di una misura che non le piace o che il corpo esile e filiforme di bambina si trasformi in un corpo più rotondo e morbido. Può accadere che un ragazzo non cresca come vorrebbe in altezza o non si veda abbastanza forte come si era immaginato.

I cambiamenti del corpo in adolescenza sono davvero forti e a volte scioccanti. E a questi si accompagnano le regole sociali che cambiano anch’esse: se prima la maestra aveva sempre ragione, oggi i prof fanno ingiustizie; le amicizie, anche quelle che sembravano essere per sempre possono finire inaspettatamente, a volte ci si sente soli o inadeguati. Si può provare vergogna o imbarazzo per il proprio corpo e per come si è fatti, esperienza sconosciuta o quasi in età infantile.

Ed è in questo quadro che arrivano le manipolazioni al corpo: capigliature di ogni genere, outfit particolari, tatuaggi, piercing, trucco fino ad arrivare ai tagli sul corpo e alle diete ferree.

I genitori provano dolore e si arrabbiano perché quel corpo perfetto che è stato quello del loro bambino viene toccato: ci sono genitori che si sentono traditi dai “ritocchi” che l’adolescente apporta al suo corpo.

Ma se ci pensiamo, fino dall’infanzia, il corpo dei figli appartiene anche un po’ ai genitori: i genitori lo lavano, lo vestono, lo coccolano, i bambini chiedono di essere toccati e tenuti.

Oggi quel bambino diventato adolescente sente di avere un corpo sessuato e generativo che è suo e solo suo. E per questo lo può manipolare, modificandolo anche per apportare un tratto distintivo, identificativo solo suo che ha deciso lui, che lo rende parte di un gruppo, che a suo avviso lo renda più bello o più interessante ai suoi occhi e agli occhi dei suoi coetanei.

Poche volte un tattoo o un piercing è un segno di protesta verso i genitori e diventa importante allora che sia proprio il genitore a intavolare un discorso con il proprio figlio per cercare di capire e dare un senso ai gesti e alle esperienze che un figlio fa.

4. I compiti evolutivi in adolescenza

L’adolescente soprattutto fra i 14 e i 18 anni è chiamato a svolgere un compito fondamentale, oltre a quello di andare a scuola e studiare: crescere.

Le materie fondamentali della vita si imparano lentamente e cercando di capire bene di cosa si tratta.

I ragazzi a questa età sono chiamati a svolgere una serie di compiti evolutivi che è bene che il genitore consideri e conosca al fine di preoccuparsi se questi non avvengono e di non ostacolarli interpretandoli erroneamente come possibili pericoli.

L’adolescente ha un compito su tutti: separarsi e individuarsi.

E a questo compito sono chiamati anche i genitori che si devono rendere conto che il bambino che hanno accudito e consolato fino all’altro ieri, oggi non c’è più.

I ragazzi per poter crescere devono:

  • definire la loro identità sociale e sessuata,
  • impadronirsi del proprio corpo e imparare a usarlo con un senso etico, avendone cura,
  • produrre pensieri nuovi e propri, avendo una visione e una opinione sul mondo,
  • stringere legami, trasformando i compagni di classe o di squadra in amici,
  • fondare una coppia amorosa,
  • sentire dei desideri nuovi e poterli soddisfare,
  • provare a fare da sé.

Gli adulti sono parte integrante dell’impresa di crescita chiamata adolescenza e devono quindi favorire il ragazzo nell’assolvimento di tali compiti evolutivi.

Per fare ciò è fondamentale che gli adulti abbiano e mostrino un interesse reale e autentico per il loro mondo: che musica piace loro? perché? Cosa piace loro nei ragazzi che frequentano più spesso? Come si immaginano nel futuro? Come funzionano i social network che frequentano?

Tenendo sempre in considerazione una cosa che spesso gli adulti si dimenticano: i ragazzi hanno delle competenze e delle capacità che possono insegnare. Spesso gli adulti si arroccano dietro a un ruolo educativo e pensano di avere solo da insegnare ai loro figli.

I ragazzi hanno molto da dare se li si ascolta, se non li si interrompe, se si riesce a cogliere l’attimo in cui hanno voglia di raccontare (che magari è proprio quando si sta preparando la cena o ci si era messi comodi sul divano dopo una giornata di lavoro), liberandosi dal dovere di dare loro il consiglio giusto, di dire loro che in quanto grandi si sa come si dovrebbe agire, che si ha il modo giusto di fare sempre o senza l’ansia di dover trovare loro la soluzione.

I ragazzi a volte riescono a trovare la loro soluzione, soprattutto se hanno accanto un adulto che li ascolta e pensa non (solo) per loro, ma con loro.

5. Disobbedienza vs opposizione

La disobbedienza è una caratteristica peculiare dell’età adolescenziale e nelle famiglie che funzionano, in cui i legami sono forti e soprattutto c’è la fiducia reciproca che un litigio non metterà a repentaglio le relazioni fra i membri della famiglia stessa, allora si discute a volte anche con toni accesi, con scontri persino dolorosi fra le due generazioni.

La disobbedienza è una forma di sciopero per protestare contro una restrizione ritenuta illegittima per il proprio sviluppo, la crescita attraverso le esperienze e le interazioni sociali. È come se il ragazzo dicesse al genitore: “Ma non ti rendi conto di quanto è importante per me crescere, muovermi, avventurarmi, fare esperienze? Ne va della mia persona e della mia identità!”.

Invece l’opposizione attacca il diritto dei genitori o degli adulti in genere a formulare regole e a farle rispettare, senza avere un obiettivo legato al piacere della propria crescita e evoluzione, ma il piacere è quello di rendere impossibile l’esercizio del ruolo educativo.

Siamo di fronte alla trasgressione quando vi è un attacco consapevole e violento sotto forma di sfida e ricerca dello scontro alle regole e alle norme concordate, siano esse familiari, sociali e/o scolastiche.

È importante cercare di tenere sempre aperto uno spazio o un canale di dialogo, di attenuare i livelli dello scontro, di mantenere spazi di confronto, contrattazione, rinegoziazione di nuove regole.

6. Bugie e piccoli segreti

In adolescenza un certo numero di segreti e bugie con i genitori è fisiologico e non patologico o segno di devianza, trasgressione. È una fase del percorso di crescita, che a un certo punto lascerà il posto a quella in cui i ragazzi cercano in tutti i modi di far valere le loro buone ragioni. Sono indicazione del processo di separazione e individuazione che il ragazzo sta compiendo e perciò il genitore deve tollerarne una parte e non preoccuparsene  oltremodo. Il ragazzo scopre che la sua mente è diversa da quella dei genitori, i quali non possono leggergli la mente. Lui è un individuo a parte. Ha un corpo e una mente che sono sue.

Egli sperimenta che può avere pensieri autonomi, ma deve tollerare il dolore della solitudine: non può più trovare sempre rifugio nella confidenza con mamma e papà. Un adolescente che si separa non può più permetterselo.

Ciò che un genitore può sempre tenere a mente di fare è avere e mostrare un vivo e sincero interesse per il loro mondo, per ciò che fanno e ciò che pensano. Si sono fatti un tatuaggio? “Mi interessa sapere che significa e come mai te lo sei fatto” non in termini indagatori, ma in termini di curiosità. Lo stesso vale, ad esempio, per la musica che ascoltano.

Entrare nel mondo di un adolescente può far scoprire che i ragazzi non hanno solo molto da imparare, ma ha anche tantissimo da dare e da far conoscere agli adulti attorno a loro.

7. Il tempo

La dimensione del tempo di un adolescente è completamente diversa da quella dell’adulto.

Però proviamo pensarci: quanto durava un anno scolastico? Un’eternità. Quanto durano oggi nella vita di un adulto 9 mesi: poco più di un soffio.

Il tempo dell’adolescente è un tempo magico: egli tende a rinviare a un tempo che sembra infinito oppure desidera che qualcosa si avveri ora, immediatamente subito.

Ma ciò che più fa arrabbiare i genitori in genere è la tendenza a rinviare, che fa venire alla mente dell’adulto sospetti di pigrizia e intollerabile indolenza, che in genere mettono anche molta preoccupazione al genitore.

È sicuramente vero che un adolescente si perde e che un compito genitoriale è quello di richiamarlo, mi viene da dire risvegliarlo e renderlo presente a sé. Ma attenzione, sarebbe un errore interpretare questo comportamento, questa attitudine, come mera pigrizia.

Perché dobbiamo sempre tenere presente che in sottofondo a tutto ciò che fa l’adolescente, c’è un processo in atto in lui: è quello dello sviluppo e questo richiede tempo ed energie. E allora in lui c’è una attività mentale – chiamiamola intermedia – fra l’interno e l’esterno e fra il passato e il futuro che è fatta di immaginazione, fantasticheria, ascolto della musica, realtà virtuale, perlustrazione dei progetti futuri ed è un processo o una attività mentale dedita alla progressiva costruzione dell’identità.

Quindi quando i figli dicono “Non rompere!” in parte descrivono ciò che succede: si interrompe la fantasticheria in corso.

I ragazzi crescono di nascosto a volte anche da loro stessi e nella loro mente stanno fermentando pensieri e passioni non ancora sintonizzate con la realtà, ma che sono preparatorie di uno scenario futuro.

8. Lo spazio (casa e cameretta)

Arriva un’età in cui la porta della cameretta si chiude. Così come quella del bagno.

La cameretta diviene uno spazio delimitato, privato.

La cameretta assume in adolescenza quindi 2 caratteristiche: quella di essere un territorio privato e inaccessibile all’adulto e quella di differenziarsi dal resto della casa, diventando generalmente la camera più disordinata della casa, in netto contrasto con il resto delle stanze. Ciò sta proprio a dire che in quella casa convivono 2 generazioni diverse.

Anche questa è una fase temporanea, che però ha un grosso significato di cui il genitore deve tenere conto: il disordine e il caos che regna sovrano nella cameretta non è che l’esteriorizzazione di ciò che sta succedendo nella mente dell’adolescente.

Charmet lo chiama federalismo domestico.

E a proposito di disordine, anche nei suoi libri, oggetti, indumenti non è facile mettere ordine fino a quando non si è certi della propria nuova identità e non si sia deciso con una certa chiarezza che tipo di ragazzo o di ragazza si vuole diventare.

Spesso i genitori nell’adolescenza dei loro figli si sentono trattati come portinai, imprese di pulizia o cuochi perché sembra che i ragazzi se ne infischino delle regole che ci sono sempre state in casa e che fino all’altro ieri avevano rispettato e seguito senza batter ciglio o quasi.

Ma la trasformazione della casa in ostello della gioventù è il risultato temporaneo del conflitto interno dei ragazzi fra le esigenze infantili di protezione e i bisogni di solitudine, di decidere per conto proprio, di avere i propri tempi e  i propri spazi o di fare anche solo delle blande e immotivate trasgressioni alle regole. Un esempio su tutti può essere il ritardo a sedersi a tavola o la richiesta di mangiare nella propria stanza. Ciò può aumentare ad esempio se ci sono fratelli minori ancora bambini: qui diventa necessario differenziarsi ed è uno sbaglio interpretare questo comportamento come mancanza di affetto o legame con i fratelli minori.

9. Il denaro

Fa parte della crescita anche la gestione del denaro che ora l’adolescente vuole avere a disposizione per l’acquisto di specifici e personali bisogni legati alla socializzazione, alle uscite con gli amici, ai mutevoli e variegati desideri che si sviluppano insieme ai gusti personali, al corpo, alla rete di amicizie e alle cose da fare.

Il tema del denaro è spesso al centro di accesi conflitti fra genitori e figli e diventa simbolo della complessa dialettica fra autonomia e dipendenza, separazione e individuazione e i genitori si domandano se sia meglio rispondere a ogni singola richiesta economica dei figli oppure se sia da introdurre la famosa paghetta settimanale.

Premesso che ogni adulto dovrà scegliere in base a ciò che ritiene giusto fare e alla relazione che ha instaurato con ogni figlio, va detto che una base settimanale o mensile autogestita può essere molto utile per imparre a confrontare i propri bisogni con la realtà, anche con probabili errori di calcolo e incidenti di percorso.

Lasciar sperimentare fino a dove i propri desideri possano trovare realizzazione è un’esperienza fondamentale da lasciar compiere ai ragazzi senza temere di perdere la propria funzione educativa.

10. Lo studio e i compiti a casa

Forse non ci si pensa mai troppo, ma mettersi a fare i compiti sottende alla capacità di rimanere da soli. E spesso queste ultime generazioni, abituate fin dai tempi del nido a stare sempre insieme ai pari e a non essere soli, fanno fatica a sentirsi completamente soli.

Così cercano soluzioni di compromesso per poter riuscire nell’impresa chiamata studio: tenere un occhio sui social, ascoltare la propria musica, studiare con un compagno o una compagna di classe, andare in biblioteca o in aula studio.

Tali strategie, soprattutto se portano a dei risultati scolastici sufficienti o più che sufficienti, non sono da etichettare come “svogliatezza”, ma anzi al contrario sono da comprendere come il tentativo che l’adolescente fa di riuscirci.

Se vi sono difficoltà scolastiche a questa età un genitore può ancora aiutare un ragazzo a studiare, ma lo deve fare senza più studiare per lui o per lei, più da distante, ragionando su che cosa gli/le serve per migliorare piuttosto che studiando insieme. Ed è possibile pensare di affiancare uno studente universitario, cioè una figura che non sia ancora adulta con la quale l’adolescente possa identificarsi e che funzioni quindi da stimolo.

 

Per concludere

L’adolescenza è fisiologicamente un’età di crisi per tutti i ragazzi: bisogna scoprire chi si è, sviluppare un pensiero proprio, creare dei legami affettivi nuovi e indipendenti dalle frequentazioni dei propri familiari.

Proprio per questo può essere utile e opportuno un percorso consulenziale anche breve che aiuti i ragazzi a crescere e le loro famiglie a comprendere alcuni comportamenti a volte davvero indecifrabili.

Si rende invece necessaria l’attivazione di un percorso psicologico quando si scoprono comportamenti trasgressivi, antisociali, quando uno dei compiti evolutivi sopra indicati non viene assolto, quando vi sono segnali di disagio franco come i tagli sul corpo, le diete ferree, un’incomunicabilità o una conflittualità che non lascia mai spazi di tregua.

Per un approfondimento sulla consultazione psicologica in adolescenza, puoi visitare la pagina del sito che ne parla.

 

 

Foto: Francesca Savino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *